Come identificare ed integrare il rischio ESG nella valutazione del rischio di credito

 

06/03/2023

 

Tempo medio di lettura 5’ 20”



Quando parliamo di rischio di credito, ci riferiamo al rischio di insolvenza, cioè il debitore non può più pagare e per il creditore si materializza una perdita, e al rischio di illiquidità, cioè il debitore è ancora in grado di adempiere ma non riesce a farlo rispettando i termini. 

Per prevenire questi due rischi occorre effettuare una serie di valutazioni. Le valutazioni sono molteplici e riguardano il contesto in cui viene concesso il credito, cioè il settore, la tipologia di cliente, di fornitura merceologica, la zona geografica, il mercato, le prassi e le condizioni di pagamento abitualmente utilizzate in transazioni commerciali analoghe. 

Tutte queste valutazioni e quante altre fossero ancora necessarie, devono condurre alla realizzazione di un rating, cioè di un punteggio in merito al rischio di credito, per ciascun cliente. Bisogna cioè arrivare a creare una segmentazione, il più possibile omogenea, del portafoglio clienti per rischio di credito. 

Il risultato di queste valutazioni ci permette di identificare con buona approssimazione la probabilità che il rischio di credito si trasformi in una concreta minaccia di perdere il credito o di vedere non rispettati i termini di pagamento. 

Nei casi di più alta probabilità di perdita del credito (o di ritardato pagamento) uno dei possibili modi di proseguire il rapporto commerciale con i clienti è chiedere loro una garanzia. 

Immagina che questa garanzia sia rappresentata da un immobile, ad esempio un capannone industriale o un bene di natura residenziale. Se questo immobile dato in garanzia fosse dotato di una certificazione energetica elevata ecco che saresti anche in grado di prevedere che il valore di quell’immobile non si ridurrà nel tempo e manterrà la sua capacità di proteggere il tuo credito. In questo modo potresti integrare il tuo rating inserendo la variabile della certificazione energetica, cioè un fattore ESG, identificata in base alla sua funzione di rendere stabile il valore degli immobili dati in garanzia. 

Ma questo è solo un modo ed un aspetto della identificazione e della valutazione dei fattori ESG al fine di integrarli nella valutazione del rischio di credito. 


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Paolo D'Andrea

Comprendere l'impatto delle normative ESG sulla valutazione del rischio di credito commerciale

Tempo di lettura: 10' 26"

29/01/2023

La valutazione del rischio di credito commerciale è un processo che determina la capacità di un'impresa di onorare i propri impegni finanziari. Tradizionalmente, la valutazione del rischio di credito commerciale si concentrava su fattori come la stabilità finanziaria, la qualità del management e le prospettive del settore. Tuttavia, con l'aumento della consapevolezza dei rischi ambientali e sociali, la valutazione del rischio di credito commerciale è stata ampliata per includere anche i fattori ESG.
Le normative ESG aiutano a valutare la sostenibilità delle imprese e la loro esposizione ai rischi finanziari. Ad esempio, le imprese che adottano pratiche sostenibili e che aderiscono alle norme ESG possono essere meno esposte ai rischi finanziari e avere una maggiore stabilità finanziaria a lungo termine.
Pertanto, la valutazione del rischio di credito commerciale che tiene conto delle normative ESG può aiutare gli investitori (banche/aziende che concedono credito commerciale/ecc.) a identificare le imprese più sostenibili e più resilienti, e a prendere decisioni di investimento informate. Inoltre, la valutazione del rischio di credito commerciale che tiene conto delle normative ESG può anche aiutare le imprese a migliorare la loro sostenibilità e a ridurre i rischi finanziari a lungo termine.
In sostanza, le normative ESG stanno influenzando la valutazione del rischio di credito commerciale e stanno diventando sempre più importanti per gli investitori e le imprese. È importante che le imprese adottino pratiche sostenibili e che aderiscano alle normative ESG per garantire una maggiore stabilità finanziaria a lungo termine.
Ma vediamo adesso alcune delle normative più significative.
Il Green Deal europeo e il rischio credito commerciale sono legati in quanto entrambi hanno l'obiettivo di promuovere un'economia più sostenibile e resiliente. Il Green Deal europeo è un piano ambizioso per rendere l'Unione Europea carbon neutral entro il 2050 e promuovere un'economia sostenibile attraverso l'adozione di tecnologie pulite, la riduzione delle emissioni di gas serra e la protezione dell'ambiente.
In questo contesto, il rischio credito commerciale può essere influenzato dalla transizione verso un'economia più sostenibile. Ad esempio, le imprese che adottano pratiche sostenibili e che aderiscono alle norme ESG (Environmental, Social, and Governance) possono essere meno esposte ai rischi finanziari e avere una maggiore stabilità finanziaria a lungo termine.
Pertanto, la relazione tra il Green Deal europeo e il rischio credito commerciale è stretta e implica che la transizione verso un'economia più sostenibile può avere un impatto significativo sulla stabilità finanziaria delle imprese e sul rischio credito commerciale. Gli investitori devono essere consapevoli di questa relazione e di come la transizione verso un'economia più sostenibile possa influire sui loro investimenti.
L’azienda che si approccia ai modelli ESG deve passare da un sistema che:
 “consuma materia, energia, tempo e competenze” ad un sistema che invece “gestisce una relazione responsabile con la materia, l’energia, il tempo e le competenze” .
Ed ecco che appare di nuovo la parola chiave “sistema”. Troppo spesso l’azienda, soprattutto la PMI, si identifica con l’imprenditore o con la famiglia dell’imprenditore che, di fatto, costituisce il management dell’impresa. Nel contesto famigliare, salvo poche eccezioni, le imprese sono meno propense al cambiamento responsabile in mancanza di norme cogenti.
Un sistema invece è portato a funzionare con l’utilizzo di regole che, se ben congegnate, possono individuare i rischi di credito e di sostenibilità del merito creditizio e mitigarne gli effetti.
L’identificazione dei rischi ESG ha per oggetto:
• i rischi legati al climate change, alle emissioni dei cosiddetti gas serra, all’immissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti, alla produzione in eccesso e alla crescente riduzione dei polmoni verdi del pianeta (componente “E”);
• gli aspetti sociali, quali le politiche di rispetto del genere, dei diritti umani, degli standards lavorativi e sindacali (componente “S”);
• la governance, ovvero le pratiche di governo societario (comprese le politiche di retribuzione dei manager), la composizione dei CDA (compresa la presenza di amministratori indipendenti e le politiche di diversità), le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici aziendali (componente “G”).
La sostenibilità del merito creditizio produce effetti che rappresentano le declinazioni finanziarie dei rischi ambientali, sono cioè effetti “financially material”, con un impatto sulle performance economico-finanziarie dell’azienda, sulla sua competitività, sulla capacità dell’azienda di creare valore nel lungo periodo e, cosa di non poco conto, sulla business continuity.
Vediamo alcuni rischi nei seguenti ambiti:
- ambiente (climate change, mancato rispetto della normativa ambientale, abbandono o scarico dei rifiuti e sostanze pericolose, abuso delle risorse idriche, spreco dell’energia, ecc.);
- sociale (protezione dai cyber attacchi, gestione qualità e sicurezza dell’output produttivo, rapporti con i clienti e gestione dei claim, rischi connessi alla presenza sul web, ecc.);
- personale (welfare e sicurezza dei lavoratori, frequente avvicendamento delle risorse in posizione chiave, ecc.);
- corruzione;
- riciclaggio;
- violazione dei diritti e discriminazione di genere, di razza, ecc.;
- gestione superficiale della supply chain;
- mancato rispetto della normativa fiscale, libera concorrenza, sulla privacy, ecc.
In conclusione, i rischi della sostenibilità creditizia generati da un mancato rispetto delle norme ESG sono molteplici e di notevole impatto sull’equilibrio economico finanziario delle aziende.
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Paolo D'Andrea
 

"Gestire il credito commerciale in un'ottica di sostenibilità ESG: strategie e benefici"


Tempo di lettura: 8'42"
 

23 gennaio 2023 


Che ci piaccia o no la sostenibilità ESG sta influenzando la Gestione del Rischio di Credito. Le aziende che operano su mercati dove è prassi commerciale concedere credito ai propri clienti, si trovano a dover valutare oltre al rischio di illiquidità (cioè il cliente non può pagare) e di ritardato pagamento (cioè il cliente paga ma in ritardo rispetto alla scadenza concordata) anche il rischio legato alla sostenibilità ESG (Environmental, Social, Governance).

E qui nasce la prima difficoltà, cioè stabilire cos’è il rischio di sostenibilità ESG e come questo rischio si colleghi al rischio di concessione di credito.

La sostenibilità ESG si riferisce all'integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governance nella gestione del credito commerciale. Ciò significa che le aziende devono prendere in considerazione non solo la solvibilità finanziaria dei loro clienti, ma anche come questi ultimi gestiscono le questioni ambientali, sociali e di governance.

Per esempio, un'azienda che concede credito ad un'altra azienda che ha una cattiva gestione dell'ambiente potrebbe essere esposta a rischi finanziari a medio/lungo termine, poiché i costi ambientali potrebbero aumentare e le normative potrebbero diventare più severe. Allo stesso modo, un'azienda che concede credito ad un'altra azienda che tratta male i propri dipendenti o che non adotta pratiche di governance solide potrebbe essere esposta a rischi reputazionali e di relazioni con i clienti.

Cioè i fattori ESG non rimangono confinati nel perimetro del loro significato ma possono contaminare anche l’ambito della performance finanziaria dell’azienda sia nel bene che nel male.

Ma allora come valutare il rischio di credito e il rischio di sostenibilità del merito creditizio? La risposta giusta è costruire un rating che tenga conto delle informazioni di impatto ambientale, sociale e di governance oltre che di solvibilità finanziaria del cliente a cui viene concesso credito.

Costruire un rating per la valutazione del rischio di credito e della sostenibilità ESG richiede una serie di passaggi.

Prima di iniziare a costruire il rating, è importante definire gli obiettivi del rating stesso. La domanda che ci dobbiamo porre è: quali informazioni si vogliono ottenere dal rating e quali sono i principali fattori di rischio che si vogliono valutare? 

Una volta definiti gli obiettivi, è importante selezionare le fonti di dati che verranno utilizzate per costruire il rating. Le fonti di dati possono essere interne all'azienda (ad esempio, i dati finanziari) o esterne (ad esempio, i dati sulla sostenibilità ESG forniti da agenzie di rating specializzate).

Poi è importante definire i criteri di valutazione che verranno utilizzati per costruire il rating. I criteri di valutazione devono essere specifici, misurabili e oggettivi.

Passiamo così a costruire il rating vero e proprio tenendo conto dei criteri di valutazione definiti e utilizzando una scala numerica o una scala a gradini (ad esempio, AAA, AA, A, BBB, ecc.).

Quando il rating è stato strutturato è importante validarlo per assicurarsi che sia preciso e affidabile. Ciò può essere fatto utilizzando una serie di tecniche statistiche come la regressione o il test di sensitivity analysis.

Dopo la validazione del rating, la fase successiva consiste nel monitorare e aggiornare il rating periodicamente per tenere conto delle eventuali variazioni nei fattori di rischio.

In sintesi, costruire un rating per la valutazione del rischio di credito e della sostenibilità ESG richiede la definizione degli obiettivi, la selezione delle fonti di dati, la definizione dei criteri di valutazione, la costruzione del rating, la validazione e il monitoraggio continuo.

Ci sono sempre più aziende che stanno incorporando la sostenibilità ESG nella loro gestione del credito commerciale. 

I benefici che si ottengono nel rispettare anche la sostenibilità ESG si concretizzano nell’opportunità di ottenere minori tassi di interessi sui finanziamenti ricevuti dalle banche, tariffe più basse dalle compagnie di assicurazione o, ancora, nella capacità di generare rendimenti maggiori per gli investitori. 

Sulla gestione del rischio di credito connessa alla valutazione della sostenibilità del merito creditizio, un supporto fondamentale viene fornito dal Sistema di Gestione del Rischio di Credito CRMS FP 07:2015. La chiave di lettura di questo Schema consiste proprio nel concetto di Sistema.

A proposito, se vuoi saperne di più visita il mio sito www.studio-dandrea.it

 

 

Paolo D'Andrea


GESTISCO IL CREDITO COMMERCIALE DA 20 ANNI E COMPRENDO QUANTO SIA RISCHIOSO FARLO NELL’ERA DEL COVID


Durata 10m


Siamo a fine luglio e oggi un cliente mi ha chiamato per chiedermi una dilazione. È un commerciante che si rifornisce dalla nostra azienda da diversi anni. Ha bisogno che gli venga spostata di una settimana la rata programmata per il pagamento della fornitura.  Il motivo è che si sta vendendo molto in questo periodo estivo ma “a saldo”, cioè con bassi margini di profitto e la disponibilità finanziaria per far fronte alle scadenze di pagamento dei propri debiti, è scarsa.

Non è la prima volta che mi chiede uno spostamento e ho il dubbio che ci sia qualche problema in più oltre alla difficoltà finanziaria del momento, ho il dubbio che dietro la sua richiesta ci possa essere il rischio di una possibile situazione di insolvenza. Cioè che il cliente non abbia la capacità finanziaria di far fronte ai suoi debiti a breve termine.

Se ha bisogno di liquidità, gli dico, forse è meglio che vada in banca. La nostra è un’azienda di produzione non un istituto di credito. Mi dispiace ma non posso accontentarlo perché anche noi abbiamo degli impegni finanziari da rispettare. Con in nostri stessi fornitori e verso quell’equilibrio finanziario ed economico che dobbiamo costantemente mantenere. Ma il cliente insiste, ha bisogno adesso. In banca non gli verrebbe erogato un finanziamento in tempo per pagare le scadenze di fine mese e ammette, è già troppo esposto da quel lato. In fondo il suo problema si può risolvere con una dilazione di soli sette giorni. Ha bisogno di una settimana di vendite per raggiungere la cifra che gli serve e pagare la rata in scadenza.

Gli chiedo di rivolgersi, per questa volta, ad altri fornitori. La nostra azienda lo ha già aiutato in passato mostrandosi elastica e disponibile. Il cliente insiste, mi dice che gli altri fornitori lo stanno già aiutando ma le sue vendite non gli consentono di far fronte al pagamento della rata che ha in scadenza con noi. Mi ripete che è una situazione contingente, non ha bisogno di altro che di una settimana.

Mentre stiamo al telefono, controllo la situazione contabile del cliente. In passato ha avuto qualche difficoltà di pagamento ma poi ha sempre saldato tutti i suoi debiti. Non c’è una copertura assicurativa per il suo nominativo ma abbiamo dei titoli di credito pari all’importo della fornitura che rendono il nostro credito certo, liquido ed esigibile. Do un’occhiata anche alle informazioni commerciali e vedo che non sono particolarmente negative. Concedergli la dilazione che mi richiede è un rischio perché se non dovesse pagare la rata me ne accorgerei con una settimana di ritardo che si andrebbe ad aggiungere ai tempi di reazione dilatati dal periodo di ferie e assenze dagli uffici per l’approssimarsi di ferragosto.

Gli chiedo, come gesto di buona volontà, di pagarmi almeno una parte della rata alla scadenza e per la parte rimanente gli andrei a concedere la dilazione richiesta.

La tensione sale, mi risponde che non ha voglia di scherzare, la sua richiesta è difficile ed è motivata da una reale diminuzione degli incassi in numero e per volume. I saldi non fanno altro che rendere le vendite un giro di soldi in entrata e subito in uscita per pagare i fornitori e le tasse. In tasca rimane poco. 

Devo decidere. Se dico di no, la rata andrà probabilmente insoluta, si andrà a ripercuotere anche sulle rate future che il cliente non riuscirà a pagare agevolmente insieme a quella impagata. La sua situazione finanziaria si potrebbe compromettere o, quanto meno, complicare seriamente così come potrebbe compromettersi la prosecuzione del nostro rapporto commerciale. La mia azienda produce per vendere e vende per incassare, chi non può pagare non può essere un cliente. Ma se un cliente ha una storicità contabile e commerciale positiva, se è un esperto del suo settore e ha le giuste competenze può essere veramente una difficoltà solo momentanea. I vari lockdown hanno fatto una strage di attività commerciali peggio del covid. Quelli che sono rimasti in piedi hanno dato fondo alle loro riserve e navigano a vista. Molti non ce la faranno e si porteranno dietro nella loro caduta (o danneggeranno pesantemente) i loro creditori. Se dico di sì porto all’interno della mia azienda il rischio di insolvenza del cliente. Se non dovesse pagare neanche dopo la dilazione concessa avrei esposto la mia azienda sia al ritardato pagamento della rata che al mancato pagamento della stessa. Cerco ancora di scovare nei numeri una risposta, un’indicazione, un suggerimento ma sono tutti dati consuntivi ormai vecchi e poco significativi mentre quelli prospettici si basano su proiezioni che al meglio sono “incerte”. Conosco la zona dove opera il cliente, so che ha una reputazione, so chi sono gli altri fornitori presenti con i loro prodotti nel suo punto vendita, il commerciale della mia azienda vuole mantenere il rapporto con questo cliente e la rete vendita esterna non mi ha segnalato problematiche finanziarie più preoccupanti del normale.

Tempo addietro la risposta sarebbe stata un “mi dispiace ma siamo troppo a ridosso della scadenza della rata e non possiamo posticiparla. Le chiedo di rispettare il pagamento di questo mese e vedrò cosa riuscirò a fare per venirle incontro sulla prossima rata in scadenza”. Risposta cautelativa che giusta o sbagliata sarebbe stata comunque una risposta, basata su un atteggiamento prudenziale nel rispetto della logica amministrativa più stretta. Se il cliente non avesse pagato, si sarebbe rivelato per quello che era, cioè una minaccia più che una opportunità. Avremmo avuto qualche discussione interna con l’area commerciale dell’azienda ma di fronte ad un insoluto chi non paga ha sempre torto. 

Eppure, ho deciso di concedere la dilazione richiesta dal debitore e nel caso specifico sono stato fortunato dato che effettivamente dopo una settimana il cliente ha pagato la rata della fornitura, ha potuto mantenere la programmazione dei pagamenti concordata e ha continuato ad effettuare ordini di acquisto con la mia azienda, portando avanti un rapporto commerciale proficuo e consolidato. Se non avessi preso questa decisione avrei commesso quello che in statistica viene chiamato un errore di II specie.

L’errore di II specie (il falso-negativo) sarebbe stato quello di perdere un cliente buono, in una situazione di difficoltà momentanea e non di insolvenza. Quindi ci sarebbe stata una riduzione di fatturato a fronte di un rischio di piccole dimensioni.

Per indole sono spinto ad uscire dalla mia zona di comfort ma non mi posso affidare alla buona sorte quando affronto un rischio. Il motivo per cui ho scritto di questa mia esperienza è che i rischi si possono evitare, trasferire o gestire.

Per la mia professione ho dovuto imparare a gestire i rischi e nel caso specifico parlo della gestione del rischio di concedere credito commerciale.

Non è facile gestire un rischio quando si presenta all’improvviso come una telefonata di un cliente che chiede una dilazione. Per poter decidere rapidamente occorre essere preparati, informati, aggiornati, consapevoli dell’impatto che le conseguenze della decisione che si prenderà potranno avere sull’equilibrio finanziario ed economico dell’azienda. Ma tutto ciò potrebbe non bastare. Le migliori pratiche (Best Practice) potrebbero non essere sufficienti come quando si dice che “l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto”. Questo accade perché le Best Practice sulla gestione del credito si focalizzano sul momento più operativo come la gestione del ritardo di pagamento (mora) o del mancato pagamento (insolvenza).

Nella mia esperienza ho avuto modo di verificare che la mora grave nei pagamenti o un’insolvenza severa hanno radici profonde e il loro manifestarsi non è quasi mai casuale. Per questo, il modo migliore per gestire il rischio nella concessione di credito ai clienti è anticipare gli eventi, in una parola: prevenzione.

La prevenzione o la gestione anticipata del rischio di credito è possibile quando si parla di “sistema”. Molto spesso sentiamo la frase “mettere a sistema” o la parola “sistematizzare”. In questo caso, quella che viene messa a sistema è la gestione del rischio di credito. Tutte le attività connesse al sistema sono riconducibili all’analisi preventiva dei clienti, alla generazione di una scorecard, all’attribuzione di un rating di rischio, all’analisi delle anomalie nello storico dei pagamenti e così via. Da senior credit manager ho avuto modo di sperimentare tutte queste azioni per cercare di prevenire il rischio di ritardato pagamento o di insolvenza ma passare al sistema è stata una innovazione molto importante nell’evoluzione della mia professionalità. La messa a sistema dei dati che sono relazionati direttamente o indirettamente con il credito mi ha permesso di decidere rapidamente e correttamente sulla risposta da dare al cliente che mi aveva telefonato per chiedermi una dilazione ma soprattutto, mi ha permesso di sviluppare il fatturato dell’azienda gestendo un rischio preventivamente calcolato.

Il sistema che adotto non è artigianale ma proviene dalla più ampia famiglia della gestione della qualità e cioè dalla ISO 9001:2015 e più precisamente si concretizza nello Schema CRMS FP 07:2015. Questo Schema consente di essere certificati da Parte Terza sia come Credit Risk Manager con l’iscrizione in uno specifico albo tenuto da Accredia (partecipata al 100% dal MISE) sia come Sistema di Gestione.

I riferimenti che ho dato servono per far comprendere che oggi più che mai non ci si può improvvisare e che dalla gestione del credito può dipendere l’equilibrio finanziario di un’azienda. Ecco perché è importante avere le necessarie competenze, cioè sia per fare bene che per non fare danni.



ECOMM2019 - Metodi di pagamento alternativi

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FIDENZA(PR) - DATA IS NEW OIL

01/03/2019 - FIDENZA BUSINESS CENTER

Perchè questo titolo "DATA IS NEW OIL", perchè la diffusione e la disponibilità dei dati oggi è molto maggiore di solo pochi anni fa. I dati oggi rappresenteano il nuovo petrolio ma come il petrolio greggio servono a poco se non vengono raffinati cioè analizzati. Le analisi sono molteplici e devono essere gestite per poter avere dei dati (raffinati) utili a prendere delle decisioni strategiche al livello aziendale. La gestione del credito oggi non è più fattibile in base a delle pratiche o prassi per quanto possano essere buone se non addirittura ottime. Occorre dotarsi dello strumento scientificamente più valido ed efficace che consenta all'intera azienda di comprendere le cause e le conseguenze delle decisioni che riguardano il Rischio di Credito (banalmente è il rischio di non essere pagati o di essere pagati in ritardo) per massimizzare il fatturato riducendo le perdite. Questo strumento oggi esiste, è nato nel 2015 e si chiama SCHEMA CRMS FP 07:2015. E' uno Schema che poggia le sua fondamenta sulla ISO 9001:2015 e che è stato approvato da ACCREDIA (partecipata al 100% dal Ministero dello Sviluppo Economico - MISE). La sua potente efficacia sta nella capacità che ha di generare ed implementare un SISTEMA di gestione del credito perfettamente integrabile, dove già presenti, con i Sistemi di gestione della Qualità (con notevoli risparmi di costi e di operatività). I costi di implementazione sono inoltre abbattibili facendo ricorso all'utilizzo dei fondi interprofessionali a cui le aziende devono aderire necessariemente. Ma molto più rilevante del costo di questo SCHEMA è il suo VALORE.
Altro dato importante è quello dei DSO (Days of Sales Outstanding)  dove la ultra decennale esperienza di Dino Solari può fornire la chiarezza utile a comprendere il significato di questo controverso strumento di analisi dei pagamenti dei propri clienti. Ed infine Lorenzo Guaia - Business Development Manager di CRIBIS - fornisce un'arma molto efficace per creare liquidità all'interno delle aziende, la possibilità di trasformare immediatamente le proprie fatture in denaro liquido con un nuovo mezzo che si chiama CRIBISCASH. Il tutto in un momento in cui le banche hanno sempre una minore capacità di erogazione di credito dovuto alle nuove normative (Basilea 4) e alle nuove direttive della BCE (obbligo di azzerare tutti gli NPL delle banche nei prossimi 7 anni in base alla fondamentale attività di vigilanza, denominata “processo di revisione e valutazione prudenziale” - supervisory review and evaluation process, SREP - che sarà indirizzata agli istituti bancari a fine marzo). Quindi l'importanza di gestire il Rischio di Credito con un Sistema di Gestione efficace ed efficiente, misurare le performance con un KPI (Key Performance Indicator) di cui si riesca a comprendere il vero significato (DSO - Days of Sales Outstanding) ed infine la possibilità di trasformare il proprio fatturato in immediata liquidità  invece che aspettare le dilazioni concesse ai clienti, sono i temi sviluppati in questo seminario. Temi sostanziali per la sopravvivenza e per la crescita e lo sviluppo delle aziende del nostro Paese. L'interesse suscitato è stato notevole ed è già stata prevista una nuova edizione a maggio 2019.
Per tutti coloro che non avessero potuto partecipare e fossero interessati all'evento potete fornire i vostri dati cliccando sul bottone qui sotto

L’assicurazione dei crediti: 
strumento di protezione e sviluppo del fatturato 
delle imprese in Italia e all’estero

Giovedì 21 febbraio 2019 dalle 15 alle 19 al Blue Palace Business Center di Mosciano Sant'Angelo (TE) parteciperò come relatore al seminario "L'assicurazione dei crediti: strumento di protezione e sviluppo del fatturato delle imprese in Italia e all'estero" organizzato da Confindustria Teramo.
Insieme a Coface e Unipol Banca presenteremo un modello per dare una nuova opportunità finanziaria alle Aziende tramite l’innesco di un circuito virtuoso.
La partecipazione al Seminario è libera, ma è gradita conferma di adesione all’indirizzo info@confindustriateramo.it o tramite registrazione su Eventbrite.

La Gestione del Rischio e l'Informazione Predittiva

Il 26 novembre 2018 a Milano nel bellissimo Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" (www.museoscienza.org) abbiamo visto la Business Intelligence applicata alla Moda. E Fashion Magazine, presente con il suo Direttore Marc Sondermann, ha pubblicato la cronaca dell'importante evento 

Che cos'è la Gestione del Rischio di Credito?

Ma soprattutto cosa centra la Gestione del Credito con il concetto di Rischio?